D&D – Avventure nel mondo di Far – Puntata 03

Continuo a raccontare le vicende di un piccolo gruppo di avventurieri, da qualche parte su Far…

Vi narrerò in maniera un po’ strana… ma a me piace così, per cui….

I RACCONTI DEL MAGO – DRUIDI

<< Al mattino incontrai il chierico e decidemmo di andare, solo io e lui, all’emporio per acquistare il materiale necessario per il viaggio ed un mulo per il trasporto delle tende ed il materiale più pesante. Il freddo stava arrivando e passare le notti tra i monti non sarebbe stato facile.
Come ogni mattina il flusso di gente in entrata alle porte della città era notevole: mercanti, contadini e poco di buono avevano a che fare con la guardia cittadina posta al controllo. Lo stesso scrupolo però non era destinato a coloro che uscivano, quindi in breve tempo io, l’alato Mr. White ed il mulo fummo fuori le mura.
Il resto del curioso gruppo ci aspettava impaziente fuori, lamentandosi per l’attesa. Il nostro obiettivo ora era il passo mostrato sulla mappa del ranger.
La prima tappa che avremmo dovuto raggiungere era la foresta antistante la catena montuosa. Ms. Blonde, la druida, dichiarò di conoscere la foresta in quanto sede del suo ordine druidico e ci raccontò, con una punta di malinconia, la sua infanzia tra i boschi. Per fortuna smise in fretta. Nel tardo pomeriggio eravamo ormai all’interno della foresta e chiedemmo aiuto al ranger per orientarci al meglio il quale, con fare sicuro, ci indicò la direzione da seguire. Solo quando fu quasi il tramonto ci rendemmo conto che neanche lui aveva la più pallida idea di dove fossimo. Aveva confuso est e ovest ed ora eravamo chissà dove rispetto alla nostra destinazione. Ma che razza di ranger ci eravamo trovati!?! Al giovane monaco venne l’idea risolutiva: chiese a Mr. White di alzarsi in volo per osservare la foresta dall’alto e darci le indicazioni necessarie. Nessuno aveva mai visto un uomo alato, figuriamoci un uomo alato volante. Uno spettacolo maestoso! Tutti rimanemmo a bocca aperta, quasi in trance, fino a quando il solo rumore del battito d’ali fu interrotto dalle parole del chierico che dette indicazioni sulla strada da seguire.
Eravamo completamente fuori strada di svariate leghe a ovest, ma c’era una buona notizia: a meno di un paio d’ore di cammino c’era una radura e poche case abitate. Forse anche questa notte sarebbe passata con un tetto sopra la testa.

Solo al tramonto arrivammo alla radura. Ci avvicinammo lentamente al piccolo accampamento: tre casette in legno, ma, almeno apparentemente, solo una abitata. A guardia di quest’ultima erano stati lasciati due enormi lupi grigi, decisamente poco socievoli. Appena gli animali ci individuarono, iniziarono ad avvicinarsi ringhiando. Non sarebbe stato possibile spiare gli abitanti della casa prima di palesarci. I lupi continuavano ad avanzare: ora la minaccia era concreta. Il perennemente pallido Mr. Gray, dopo aver estratto la spada, era pronto ad attaccare l’animale più vicino al gruppo.
Un rumore proveniente dalla casa, alle spalle dei lupi, indusse le bestie a girarsi e a tornare alle posizioni iniziali. La porta si aprì e ne uscì un curioso essere squamato, una specie di enorme lucertola vestita con un comunissimo vestito verde. Ne avevo sentito parlare, ma non avevo mai visto un lucertoloide. Appena ci vide, con voce gutturale ma senza inflessioni, ci chiese chi fossimo. Ms. Blonde si fece avanti e disse di essere un druido che abitava quelle zone e presentò il resto del gruppo. Finite le presentazioni fece una smorfia, probabilmente un sorriso, e ci invitò ad entrare.
All’interno della casetta un grassoccio glefor (una specie di cane umanoide) e una giovane umana alata stavano preparando la cena.
Appena la giovane vide Ms. Blonde le corse incontro per abbracciarla, evidentemente i racconti della druida erano veri. I tre si presentarono come gli ultimi druidi dell’ordine, scampati ad una violenta e sanguinosa caccia all’uomo con l’obbiettivo di sterminare tutti i druidi, il tutto scaturito da un enorme conflitto. Si dimostrarono molto ospitali e ci invitarono a mangiare con loro. Il grande glefor ai fornelli preparò un fantastico stufato. Durante la cottura il ranger, in un momento di delirio, decise che secondo lui lo stufato sarebbe stato migliore con un po’ di mosto. Fortunatamente il glefor se ne accorse prima che una generosa manciata di mosto, uscito dalle sue tasche, raggiungesse la pentola della cena.

Dopo il pasto i tre druidi ci diedero anche alcune indicazioni sul passo ed il lucertoloide si rese disponibile ad accompagnarci fino ai piedi delle colline.

Per la notte ci fu concesso di occupare una delle altre casette di legno disabitate. Non era provvista di letti per tutti, ma almeno per quella notte il dormire al caldo non fu un problema.

Il mattino seguente, quasi all’unisono, ci alzammo svegliati da un fastidioso olezzo: il ranger, probabilmente nuovamente eccedendo con gli alcolici, non era riuscito a trattenersi e nella notte il suo organismo aveva risposto agli istinti primari senza permettergli di svegliarsi. Lo cacciammo fuori dalla casa e lo obbligammo ad andare a lavarsi mentre noi avremmo fatto colazione. 

 La colazione fu a base di torta di mele e ciliege, fatte crescere magicamente da un rametto avvizzito dal druido glefor.

Appena terminata colazione ci incamminammo accompagnati dal lucertoloide. Dopo svariate ore di cammino ci trovammo, come promesso, ai piedi delle colline, ma il druido non seppe darci indicazioni ulteriori su come proseguire e si congedò. Noi, vista l’ora, decidemmo di accamparci per il pranzo. Nel frattempo però Ms. Blonde e Mr. Grey lanciarono i loro compagni animali volanti sui monti, al fine di trovare un sentiero o una costruzione da usare come punto di riferimento per la traversata.

Per tutto il pomeriggio non si ebbero notizie dei volatili e solo sul far della sera il falco e l’aquila fecero ritorno con le informazioni necessarie a proseguire.

Vista l’ora però, optammo per rimanere fermi ancora per la notte e ripartire il giorno successivo.
Visto che eravamo all’aperto decidemmo di passare la notte facendo dei turni di guardia. Mi proposi per il primo turno, in ogni caso dovevo ripassare i miei incantesimi e qualche ora sveglio l’avrei comunque passata. Con me rimasero svegli l’elfa guerriera e il monaco nar.

Erano passate circa due ore dall’inizio del turno, quando sentimmo dei rumori provenire dalla boscaglia. Pochi istanti dopo quattro goblin ci si scagliarono addosso armati di spade e lance. Ms. Green urlò lanciandosi, spada in pugno, addosso al primo arrivato e colpendo con tutta la forza che aveva in corpo. Il monaco fece lo stesso, ma a mani nude, sferrando poderosi pugni a raffica. Praticamente entrambi gli assalitori non ebbero il tempo neanche di vedere l’accampamento, prima di essere spazzati via dai furiosi attacchi dei miei compagni. Risvegliati dai rumori della lotta e dalle grida di battaglia, anche gli altri compagni uscirono dalle tende e Mr. Grey, che aveva la tenda più vicino alla zona del combattimento, si lanciò nella mischia.
Dalla mia posizione vedevo perfettamente i restanti due goblin che stavano sopraggiungendo. Attinsi l’energia necessaria a risvegliare il potere della magia: pochi movimenti ritmati, parole di potere in draconico e dalla punta del mio indice scaturì un dardo di luce che colpì in pieno petto uno degli assalitori. Il mio attacco non fu mortale, ma il mostro accusò il colpo non riuscendo ad attaccare. Il suo compagno però riuscì a mettere a segno un debole colpo contro il monaco. L’elfa terminò il goblin ferito da me e Ms. Grey si scontrò con l’ultimo dei nemici. Il pallido guerriero, con occhi famelici, spostò rapidamente le mani verso il basso compiendo un curioso movimento, come volendo scacciare via un insetto. Dalle punte delle dita comparvero lunghi artigli e gli occhi si iniettarono di sangue. Gli artigli affondarono nel corpo del nemico e, appena fu palese la sconfitta, il guerriero tirò indietro la testa affondando i suoi canini nel corpo del mostro per cibarsene.

Chi era il mostro ora?

Tra lo sgomento generale, ci rendemmo conto che tra noi si celava un mezzo vampiro. Mr. Grey si girò con il volto ancora imbrattato dal sangue nemico e, vedendo lo stupore misto a timore e disgusto, iniziò a raccontarci la sua storia. Ci disse di essere figlio di un vampiro e di un’umana e che la sua famiglia era stata distrutta per vendetta dal clan di suo padre. Per il clan la loro unione e la nascita di un impuro era un disonore che non poteva essere tollerato. Lui ora vagava sulla terra, insieme ai diurni, in cerca di vendetta per i suoi cari.

Era notte fonda, tardi per continuare a discutere. Decidemmo così di tornare a dormire, anche se l’ansia che un nostro compagno potesse svegliarsi nella notte e banchettare con i nostri corpi non ci permise di avere un vero riposo.

Io però avevo trovato ciò che agognavo: l’uccisione dei nemici del nostro amico mezzo vampiro avrebbe portato gloria e fama… e chissà che poteri avrei potuto acquisire da queste creature della notte…>> 

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